ALFRED STIEGLITZ
(1864-1946)
Alfred Stieglitz è stato uno dei fotografi più innovativi di inizio Novecento. Nel corso della sua vita ha attraversato diverse correnti artistiche, dal pittorialismo alla straight photography, arrivando a realizzare anche fotografie più astratte e concettuali.
Stieglitz non è stato però solo un fotografo, ma si è dedicato con attenzione e costanza anche allo sviluppo e alla diffusione della fotografia. Ha fondato infatti diverse riviste e gallerie che negli anni hanno permesso lo sbarco della fotografia negli Stati Uniti e lo sviluppo di quest’ ultima come forma d’arte e non solo come mezzo documentaristico.
Nelle sue opere si nota come Stieglitz sia stato un’artista poliedrico e disposto a farsi influenzare. Emblematico è il rapporto con la pittrice e amante Georgia O’Keeffe con la quale si scambiò oltre 25 mila lettere. Il legame tra i due non è stato solo amoroso, ma le loro forme d’arte sono cresciute e si sono influenzate a vicenda. Nei suoi grandi quadri di figure naturali O’ Keeffe si ispira in parte alle inquadrature ravvicinate di Stieglitz, mentre lui si dedicherà con costanza a ritrarre la sua musa. Nel fotografarla si concentra spesso su dettagli e parti del corpo, quasi trascurando il ritratto canonico. Per Stiglitz, difatti, solo osservando a lungo la persona è possibile cogliere gli aspetti più intimi e profondi di essa, riuscendo così a rappresentarla nella sua totalità.
Una serie di fotografie particolarmente interessanti è Equivalents; raccolta di scatti emotivi in cui Stieglitz cerca di portare i suoi sentimenti e i suoi pensieri usando le nuvole come soggetto. Il protagonista di questa serie è infatti il cielo, mutevole e profondo, che si fa specchio dell’interiorità del fotografo. Questi scatti ci mostrano il fortissimo legame che Stieglitz ha con le altre forme d’arte. L’influenza della pittura e della musica è evidente in queste fotografie, al punto che la visione di Equivalents può essere considerata un’esperienza multisensoriale. Questa molteplicità di punti di vista permette di comprendere Stieglitz in tutto sé stesso; in alcuni scatti a prevalere sono la disperazione e lo sconforto per i lutti familiari e l’infanzia perduta, mentre in altri è evidente il romanticismo e il rimando alla tanto amata relazione con Georgia O’ Keeffe. La vita personale del fotografo entra perciò in questa opera perché come afferma lui stesso “le mie fotografie nascono sempre da un bisogno interiore, un’esperienza dello spirito...”.
Matilde Raffoni e Giovanni Ghetti