MATTEO DE MAYDA
Matteo de Mayda vive a Venezia e fa il fotografo. La sua ricerca visiva è focalizzata su cause sociali e ambientali, che racconta con uno sguardo umano e dai colori tenui.
Ha esposto il suo lavoro presso la Biennale di Venezia, MUFOCO, la Triennale di Milano, Camera Torino e il Design Museum di Londra. Nel 2021 è stato uno dei FUTURES talent selezionati da CAMERA (Centro Italiano per la Fotografia) e ha vinto l’Italian Sustainability Photo Award (ISPA) con There’s no calm after the storm.
Non c’è calma dopo il temporale. Matteo lo racconta in maniera sincera, distaccata, scientifica, ma allo stesso tempo tenera. Nel 2018 lo scirocco ha soffiato fino a 200 chilometri orari nelle valli dolomitiche, schiantando al suolo circa 14 milioni di alberi. La pioggia incessante ha fatto esondare i torrenti, trascinando a valle tronchi e detriti. Gli alberi con la testa in giù ci ricordano che siamo tutti appesi a un filo sottile, il filo dell’equilibrio dell’ecosistema. A oltre cinque anni di distanza, le conseguenze della tempesta Vaia sono ancora visibili e tangibili. I versanti di alcune montagne sono brulli. I boschi che restano sono invasi dal Bostrico tipografo, un coleottero parassita.
Tassello dopo tassello il puzzle che sembrava perfetto si sgretola, le piante non proteggono più dalle frane e la fragilità si manifesta. Siamo ancora in mezzo alla pioggia, di nuovo, per imparare la nostra sofferta lezione di vita.
Emma D'Antonio, Nicoletta Valla, Rachele Roland Martins